Da martedì 9 gennaio 2018 ricomincia il protocollo MBSR per ridurre lo stress attraverso le pratiche mindfulness.
Gli incontri si terranno sempre di martedì, solo l’intensivo si terrà di sabato, presso la sede del Secondo Centro di Terapia Cognitivo-Interpersonale in Via Nomentana 257
Ci siamo: la scuola è finita ed iniziano le vacanze. La prof.ssa Maria Beatrice Toro, autrice del libro “Crescere con la mindfulness. Una guida per bambini (e adulti) sotto pressione, ci offre dei suggerimenti per godere al meglio di questo break estivo in un’intervista su Radio Cusano.
Sarebbe opportuno lasciare ai nostri figli la possibilità di rilassarsi subito dopo la fine dell’impegnativo anno scolastico. L’ideale sarebbe lasciarli a casa qualche giorno per dare l’idea del cambiamento rispetto alla routine scolastica. Ma d’altra parte, questo non è sempre possibile, proprio perché molti genitori lavorano tutto il giorno: è necessario, però, interrompere la modalità multitasking perché questo deve essere un momento di relax. Un aiuto fondamentale potrebbe essere dato dai nonni, una risorsa importantissima per i nostri figli.
In questo periodo si sta affacciando l’idea di lasciare aperte le scuole anche durante l’estate. Questa proposta è rivoluzionaria ma offre molti spunti di apertura: la possibilità di trasformare le scuole in centri polifunzionali in cui si svolgono attività culturali ha dei benefici evidenti sui problemi concreti delle famiglie, dove ci sono genitori che lavorano tutto il giorno e non ci sono nonni che possono aiutare -ci spiega la prof.ssa Toro.
I centri estivi offrono ai bambini moltissime occasioni di crescita: la possibilità di cooperare con gli altri, di essere in un gruppo di coetanei e amici, la libertà di fare attività che siano meno strutturate di quelle proposte durante l’anno dalla scuola e il doversi mettere in gioco nella relazione con gli altri, senza che l’adulto agisca da mediatore o fornisca le regole. Molto spesso, infatti, i genitori tendono a “mettersi in mezzo” per tutelare il proprio figlio, sostituendosi a lui. Questo, seppur legittimo e comprensivo, non permette al bambino di imparare a trovare le soluzioni quando è in difficoltà, perché c’è sempre qualcuno che fa per lui o a tollerare le frustrazioni o i “no”.
I campi estivi hanno delle specificità: vengono proposte attività di apprendimento di una nuova lingua o sport differenti. Però è importante che, nella scelta di quello più adatto per il proprio figlio, il genitore impari a conoscere la realtà del proprio bambino, i suoi interessi, le attitudini e le capacità.
Ma se si ha la fortuna di avere dei nonni attivi, che possono portare i nipoti al parco o al mare in questo periodo, creando un piccolo gruppo di altri nonni e bambini, sarebbe preferibile scegliere questa soluzione piuttosto che il campo estivo. L’importante è non sovraccaricare i nonni -conclude la prof.ssa Toro- perché hanno anche loro il diritto di rilassarsi in questo periodo di break.
La prof.ssa Maria Beatrice Toro è ospite su TV2000 per parlarci della sofferenza dei giovani che si trovano molto più spesso senza un lavoro e senza un futuro.
Ciò che più colpisce – ci spiega la prof.ssa Toro- è il declino della meritocrazia e di quella che è la normale aspettativa di collocazione lavorativa. Sulla base della sua esperienza clinica e lavorando con molti adolescenti, l’esperta ci spiega che spesso i bambini vengono cresciuti nel mito di essere speciali ed unici. I genitori, mossi da una spinta narcisistica, cercano nel proprio bambino una diversità, un talento ( che può anche non esserci realmente ) un qualcosa che lo identifichi come un bambino prodigio. In questo modo, il ragazzo impara che se è speciale può farcela nella vita, altrimenti è solo normale, come se la normalità fosse qualcosa di svantaggioso.
Il bambino non impara a tollerare le frustrazioni poichè tutto gli viene perdonato dai genitori innanzitutto, ma anche dalla società.
E molto spesso, quando questi bambini diventati adolescenti e si scontrano con le frustrazioni del mondo lavorativo finiscono per sentirsi inadeguati, sviluppando in alcuni casi sintomi depressivi. Ma i nostri giovani- conclude la prof.ssa Toro- hanno imparato che il loro processo di autonomizzazione è più complicato del passato ed hanno trovato dei nuovi modi eroici di reagire e diventare autonomi, andando ad esempio a vivere insieme ed aiutandosi l’uno con l’altro.