IL GIOCO DELLA VITA – Il mondo “parallelo, lucido e industriale” di Stefano Bolcato, dal 21 dicembre in mostra a Roma

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La mostra personale  “Il gioco della vita” dell’artista Stefano Bolcato, è curata da Lucia Collarile e dal suo progetto arte in-attesa, che porta l’arte nei luoghi sospesi dell’attesa, tra ciò che è stato e ciò che ancora deve essere… 

L’occasione è gradita anche per scambiarci gli auguri di un sereno Natale per cui seguirà alla mostra un momento conviviale.

Diapositiva1Stefano Bolcato e Il gioco della vita:

I miei figli lo chiamavano “il gioco dei pupazzetti”. Si sedevano per terra e pescavano da una scatola stracolma, piccole riproduzioni in plastica di pesci, dinosauri, cani, gatti, omini e donnine, draghi, fate, uccellini, mucche, cavalli… Oggetti raccolti pazientemente negli anni, estrapolati da altri giochi, partoriti da ovetti di cioccolata, prestati dalla scatola accanto, quella del LEGO. Poi cominciava la storia accompagnata da “allora io sono…” “allora io faccio…” “però tu eri…” e partiva la magia del racconto, dell’immedesimazione fantastica. Aveva inizio il gioco della vita.

Stefano Bolcato è un artista che ha scelto coraggiosamente di applicare al “gioco dei pupazzetti” una ricerca estetica e i risultati sono sorprendenti sia da un punto di vista formale che iconologico. Gli strumenti di questa ricerca sono: l’uso di una tecnica pittorica rigorosamente classica, ad olio, frutto di anni di studio sul paesaggio e sulla figura; un gusto, un’attenzione all’immagine di ascendenza e di procedimento pop-realista; senso dell’umorismo e una vivace intelligenza critica nei confronti del mondo e dell’attualità; e poi “i pupazzetti”, mezzi per raccontare, criticare, ironizzare, protestare, denunciare.
Sono gli omini della LEGO, quelli con cui si gioca da generazioni, rassicuranti alter ego per inventare giochi di ruolo, riprodotti pittoricamente in maniera quasi fotografica mentre compiono azioni decisamente umane e vivono vite come specchio fedele della nostra vita.
Così le loro facce gialle ridono mentre sfrecciano sulle vespe colorate o mentre riposano su un prato dopo una bella passeggiata primaverile o mentre si sposano, felici in eleganti abiti da cerimonia, guardandosi negli occhi.
Il gioco della vita rappresentato da Stefano Bolcato non è la rappresentazione di una fiaba per bambini. Quello che l’artista ci racconta è la vita vera, quella più banale delle gioie quotidiane e quella più atroce che ci scorre davanti tutti i giorni. Immagini reiterate che a volte non guardiamo più.
I titoli delle opere, sempre sagaci, ci svelano con ironia il senso di ciò che vediamo e noi, quando li leggiamo, come primo impulso, ridiamo ma solo per coprire l’imbarazzo. Perché sono proprio loro, gli omini della LEGO, i nostri pupazzetti preferiti.
Chi è che gioca dietro di loro? Chi decide la loro vita? Chi decide la nostra vita? E’ Stefano ma in realtà siamo noi che, guardando queste opere, possiamo dire: “allora io sono…”, “allora io faccio…”.

Testo realizzato e curato da Lucia Collarile

 

Presentazione del romanzo SEX OFFENDER di Eugenio Cardi

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Le statistiche (in particolare quelle dell’ISTAT), le interviste, i rilievi sul campo sociale forniscono spaventosi dati sul fenomeno della violenza sulle donne:
secondo una statistica dell’Istat poi pubblicata il 12/10/2009, ben il 31,9% delle donne italiane ha subito violenza nel corso della vita.

Tale violenza molto spesso si è manifestata all’interno del nucleo familiare: nella maggior parte dei casi infatti, a compiere dette violenze sono o sono stati i partner delle donne (compagni, fidanzati, mariti): sempre l’ISTAT ci dice che il 69,7% degli stupri è opera di partner, il 17,4% di un conoscente e solo il 6,2% viene commesso da estranei.

A questi dati se ne abbina inevitabilmente un altro: solo il 4% delle donne abusate denuncia la violenza subita. Del perché solo un numero così ristretto di donne decida di denunciare il grave sopruso subito non è così chiaro, si possono fare per lo più solo delle ipotesi, ma è evidente comunque il ruolo di primo piano giocato dal timore di ritorsioni. La paura di un peggioramento della situazione o dell’incolumità fisica per sé o per i propri figli infatti spesso fa desistere la donna abusata dal chiedere giustizia ed aiuto.

Così, dopo “Irene F. diario di una borderline”, la cui prefazione è stata curata dalla Prof.ssa Maria Beatrice Toro, l’autore Eugenio Cardi con il romanzo “Sex Offender” è voluto tornare nuovamente sul tema, ma questa volta con una visione sul fenomeno dell’abuso sessuale inquadrato da un’altra prospettiva.

L’autore presenterà il suo nuovo romanzo venerdì 29 Novembre alle ore 18,30 a Roma in Via Nomentana, 257 presso il Secondo Centro di Terapia Cognitivo-Interpersonale.

Parteciperanno alla presentazione la il direttore del Secondo Centro Maria Beatrice Toro, l’autore Eugenio Cardi, il regista Luigi Cozzi e Cristiano di Calisto.

Per ulteriori info e per prenotarsi all’evento mail to info@duetc.it

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Vittime di abusi sessuali: è possibile dimenticare la violenza subita?

Durante la trasmissione TgTg-Telegiornali a confronto, la Prof.ssa Maria Beatrice Toro affronta la tematica dell’abuso sessuale.

Una violenza sessuale non è una catastrofe naturale, una malattia, o un lutto ma, ci spiega la prof.ssa, è il risultato di un’aggressione, rispetto alla quale il persecutore non chiede che dimenticanza… La vittima vorrebbe dimenticare, ma il silenzio non aiuta a superare il danno.