Vittime di abusi sessuali: è possibile dimenticare la violenza subita?

Durante la trasmissione TgTg-Telegiornali a confronto, la Prof.ssa Maria Beatrice Toro affronta la tematica dell’abuso sessuale.

Una violenza sessuale non è una catastrofe naturale, una malattia, o un lutto ma, ci spiega la prof.ssa, è il risultato di un’aggressione, rispetto alla quale il persecutore non chiede che dimenticanza… La vittima vorrebbe dimenticare, ma il silenzio non aiuta a superare il danno.

“Molla la Presa” – Gruppo di Psicoeducazione per imparare a lasciar andare….

Imparare a lasciar andare pensieri, ricordi, oggetti, persone che ci danno una profonda e inutile sofferenza e destinare le nostre energie a comportamenti più salutari, è l’obiettivo primario di questo gruppo di psicoeducazione che inizierà mercoledì 9 ottobre dalle ore 18,00 alle ore 19,30. I successivi incontri saranno mercoledì 16 e 23 ottobre.
Gruppo di Psicoeducazione "Molla la Presa", per imparare a "lasciar andare" e destinare le energie a comportamenti più salutari

Parent Training

Il parent training è costituito da un insieme di strumenti per il genitore, che aiuta a capire meglio il figlio e a mettere in atto strategie educative personalizzate; è un allenamento del genitore, che a sua volta deve allenare il figlio alla vita, nel modo migliore per sé e per gli altri, nel rispetto delle regole e della libertà proprie e altrui.

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Esso mira a migliorare le capacità comunicative, relazionali e, dunque, educative delle famiglie, mettendo nelle loro mani le tecniche cognitive e comportamentali migliori per favorire questi cambiamenti. Nel parent training la formazione di nuove competenze e strategie comportamentali somiglia, in un certo senso, alla formazione sul lavoro: un consulente, attraverso l’esposizione di teorie e pratiche, dà  nuovi strumenti nelle mani dei suoi interlocutori, i quali poi dovranno essere in grado da soli di rielaborare, applicare, mantenere, le nuove informazioni, le nuove conoscenze trasformate in nuove competenze. Con l’aiuto del consulente specializzato, il genitore viene supportato per saperle adattare al contesto, al momento e al bambino.

Il terapeuta fa da coach alle mamme e ai papà, li guida e li allena a praticare il loro sport di genitori in modo attivo. Psicologo e famiglia si uniscono per individuare, dopo aver analizzato le problematiche, le soluzioni. Saranno i genitori così ad avere le giuste chiavi per intervenire sui loro figli, sulle loro abitudini, non delegando interamente il compito di risolvere i problemi a casa allo specialista.

In questa prospettiva infatti i genitori sono dei mediatori tra il terapeuta e il bambino, e soprattutto devono essere un modello per i loro figli. Mediatori e modelli che debbono agire nella quotidianità, nelle pratiche, dal risveglio al bacio della buonanotte.

Psicologia dello sviluppo

È quella branca della psicologia che si occupa, in particolare, dei bambini e degli adolescenti. Anche se, infatti, l’evoluzione e lo sviluppo di sé hanno luogo lungo tutto il ciclo di vita, bambini ed adolescenti vivono il cambiamento come dimensione fondamentale del sé.

Diversi metodi di osservazione possono essere utili per comprendere i loro comportamenti e l’armonia della personalità in formazione.

Nel Secondo Centro di Terapia Cognitivo Interpersonale un’equipe multidisciplinare (psicologo, educatore ed, eventualmente, logopedista) effettua attività di valutazione attraverso:

osservazione diretta: si svolge in un ambiente espressamente dedicato alle esigenze del bambino, considerando che gioco libero, gioco strutturato, gioco simbolico e disegno sono fondamentali. Per gli adolescenti è importante la condivisione del loro mondo anche attraverso i videogiochi e internet.

osservazione naturale: il bambino, se necessario, può essere osservato e seguito anche a livello domiciliare, per comprendere le sue dinamiche familiari e aiutare i genitori a meglio strutturare la sua quotidianità e a comunicare più efficacemente.

Laddove siano presenti problemi di apprendimento, è possibile effettuare dei colloqui mirati con gli insegnanti, volti a meglio inserire il bambino nel gruppo-classe, prevedendo forme di discriminazione e bullismo.  L’osservazione nel contesto scolastico è consigliabile soprattutto per la prima infanzia, dato che i più piccoli non possono descrivere a parole la ragione di problemi di inserimento.

Il rapporto con la famiglia ha un posto speciale nella conoscenza del bambino: il primo colloquio viene svolto sempre con i genitori, per conoscersi e condividere il progetto terapeutico.